Tutti e tre i film degli Shaw Brothers basati sul classico romanzo cinese "The Water Margin" sono ottime produzioni. Forse il più riuscito potrebbe essere il primo, che si intitola proprio The Water Margin, ma "All Men Are Brothers" è altrettanto buono. Si tratta del terzo film...se il primo film ed il secondo, "The Delightful Forest", trattavano episodi relativi ai capitoli iniziali e centrali dell'opera, "All Men Are Brothers" cerca di raccontarne la fine. Attinge principalmente dai capitoli 90-100 (su 100 totali), i quali trattano del processo di redenzione dei fuorilegge attraverso la loro lotta per sconfiggere il ribelle Fang La ed i suoi generali. Un paio di rievocazioni di eventi passati aiutano a fornire un po' di profondità ai personaggi, quindi, il film si apre con Yan Qin che riceve il perdono dei banditi da parte dell'imperatore (fatto che viene descritto in dettaglio nel capitolo 81), dopodiché la pellicola si rivolge principalmente alla descrizioni degli eventi che porteranno alla conclusione del testo. Il tentativo di farne un adattamento cinematografico è già di per se degno di nota, visto che si tratta di un lavoro enorme con, letteralmente, centinaia di personaggi distinti. Il testo assomiglia vagamente a ciò che noi oggi siamo abituati a riconoscere come un romanzo. Racconta una storia, ma lo fa senza guidarci nei meandri delle emozioni che ogni evento che colpisce i nostri eroi inevitabilmente suscita, e ci sono parti obiettivamente molto ardue da interpretare e da rappresentare per poter dare un senso compiuto alla storia. Poi, ci sono le battaglie, che sono trattate molto brevemente nel testo originale, ma che in "All Men Are Brothers", così come in qualsiasi film di arti marziali, sono di fondamentale importanza, e che quindi costituivano un vuoto da colmare.
Questo film potrebbe funzionare anche per conto suo, ma è ancora più impressionante dopo aver visto i film precedenti, "Le Sette Anime del Drago/The Water Margin"(1972) e "The Delightful Forest"(1972)... ma anche (perché no?) "Pursuit" di Cheng Kang (1972) e "The Amorous Lotus Pan" di Chow Sze-Luk (1963), con sceneggiatura di Chang Cheh, in quanto ogni racconto precedente fornisce informazioni che arricchiscono l'esperienza complessiva.
Questo brillante ciclo di film dimostra ancora una volta perché Chang Cheh e Ni Kuang erano una coppia di sceneggiatori capaci. La sceneggiatura è spesso un'aspetto trascurato nei film di kung fu e nei cappa e spada, ma è il loro lavoro geniale che qui mantiene vivo lo spirito del romanzo. Inoltre, mentre nei film precedenti si narra di come i vari personaggi sono entrati a far parte del gruppo di banditi Liang Shan, in "All Men Are Brothers" si incentra l'attenzione su come essi abbiano affermato il loro status di uomini retti che combattono per il bene del loro paese. Si tratta di un film assolutamente pieno di azione, intrighi ed emozioni, senz'altro divertente. Le scene di azione sono coreografate dal team di quattro professionisti del mestiere, ossia Lau Kar-Leung (Liu Chia-Liang), Tang Chia, Lau Kar-Wing e Chan Chuen, i quali fanno un lavoro eccezionale, rendendo ogni confronto unico e divertente, nonché estremamente cruento... più cruento della media delle produzioni degli Shaw Brothers fino a questo punto. Sembrerebbe infatti che proprio questa eccessiva violenza e presenza di sangue fosse la causa per la quale l'uscita del film fu bloccata per un paio di anni.
E' probabile che "All Men Are Brothers" (1975) sia stato interamente, o quasi, diretto da Wu Ma. Lo stile è quello del Chang Cheh di qualche anno prima...1970-1971. Se confrontato con "Le Sette Anime del Drago/The Water Margin"(1972), si nota come l'estetica di Chang Cheh fosse diversa al momento della produzione di "All Men Are Brothers" che è uscito nel '75 ma è stato realizzato intorno al '72 o '73. I film di Cheh, inoltre, sono generalmente più coinvolgenti dal punto di vista emotivo, e artisticamente più audaci, ma, comunque sia, lo stile di Wu Ma si adatta perfettamente a questa storia che coinvolge i banditi Liang Shan ed il risultato è di alto livello.
I combattimenti sono buoni; la presenza di Liu Chia-Liang è come sempre una garanzia (anche se la coreografia d'azione non è così raffinata come lo sarà nelle successive produzioni Shaw Brothers), ma questo film è più un film di guerra che altro, e quindi non è il kung fu a farla da padrone... anche se è uno che di kung fu se ne intende, Chen Kuan Tai a essere protagonista del confronto forse più riuscito della pellicola, quello tra lui ed i due generali. Interessante anche la parte, molto ben coreografata, nella quale il giovane Drago (David Chiang) combatte contro una moltitudine di avversarsi utilizzando lo stile Shuai Jiao, un sistema che comprende prese, blocchi e colpi. Sono, però, i combattimenti con le armi che dominano la scena qui, per lo più costituiti da spade e lance. Tutto è fatto con maestria, anche se non si registra nessuna sequenza veramente memorabile.